Requiescat in pace, manifestatore dell’anima
Cesare Canevari, regista
† 25. 10. 2012
Dovrei scrivere tutto questo nella mia madrelingue, in tedesco. Se volessi riuscire ad esprimere quello che sento, questo sarebbe il modo giusto. Ciò nonostante fare altrimenti mi sembra un dovere sentimentale in questo caso perché la mia ammirazione dei film di Cesare Canevari sarà sempre legata al desiderio di imparare la sua lingua, un desiderio che naque nel 2010. A quel tempo trovavo questi film e sognavo di fare una intervista a Canevari, ma non sapevo se viveva ancora né parlavo l’italiano o come avrei potuto contattarlo. „Scusami… perdonami… per quello che ho fatto… oggi.“ Erika Blanc dice all’inizio di IO, EMMANUELLE e il modo in cui pronuncia questa frase, especiale „oggi“, mi è rimasto nelle orecchie.
Ormai Cesare Canevari è morto da alcuni giorni. L’avevo letto stanotte, dopo aver visto un film americano che chiamerei una vera „febbre cinematografica“, FALCONHEAD PART II di Michael Zen. „Febbre cinematografica“. Una malattia eterea che Cesare Canevari mi ha dato sempre e sempre di nuovo, così intensamente, così stimolante e travolgente. Nel 2007, il mio amico Andreas mi aveva fatto vedere il trailer – e niente di più – di MATALO (1970), il quale poi non ho mai potuto dimenticare, nonché i pensieri che ci avevo in mente allora. Poi venivano davvero quei miracoli dello schermo che si chiamano UNA IENA IN CASSAFORTE (1968), DELITTO CARNALE (1983), L’ULTIMA ORGIA DEL TERZO REICH (1977), IO, EMMANUELLE (1969) e finalmente anche MATALO. Non potevo trattenermi da stupire però anche da sentirmi confuso. Nei film di Canevari, si presenzia una liberazione del cinema dalla terrena costrizione che si chiama narrazione, dallo strumento che si chiama struttura ed alla fine, dalla idea che si può recepire l’essere umano nella arte in modo psicologico. Anche se i suoi protagonisti cercano quasi sempre di liberarsi dalle forze terrene in un modo o l’altro, sono sempre condannati a soffrire in una banale avidità a cui non c’è una fine al di fuori della ironia e dell’assurdo.
In modo strano che nemmeno io capisco completamente, questo mi commuove, come la messa in scena di Canevari mi da una fame inestinguibile per il cinema stesso, una curiosità per un cinema puro che si apre massimamente al spettatore che altrettanto deve aprirsi al film senza voler tenerlo di forza sotto il suo controllo ricettivo. Frequentemente, si parlano di suoi film usando l’aggettivo „psichedelico“. La parola „Psychedelia“ deriva dal greco antico e in fondo significa „manifestare la anima“. Il cinema di Canevari per fortuna non è un cinema di psicologia. Se si potesse immaginare che la psiche si manifesterebbe in una rappresentazione artistica della anima, Canevari effetivamente ha fatto nascere un cinema „psichedelico“.
Dal mio punto di vista, Cesare Caneveri, malgrado le sue „spinose“ scelte di genere, riusciva a rivelare la caotica grandezza e la profonda malinconia della anima come pochi altri registi italiani. Io ne sarò sempre riconoscente e affascinato. Ogni volta che mi viene la vaga voglia di girare un film me stesso, so che Canevari è uno dei registi a cui devo questa voglia. Addio, Signore Canevari – le parole non mi bastano per ringraziarla. È stato un raptus straordinario.
Watt?!
Das habe ich mir auch schon gedacht. 🙂 Ich schätze, da werden für den ein oder anderen von uns nur italienische Wörterbücher oder sonstige Übersetzungshilfen Abhilfe schaffen. Aber wir hatten auf Eskalierende Träume auch schon Schwierigeres zu entziffern. 😉
Non vi preoccupare, prometto che non vi manca tanto.
du bist so ein snob… 😉
Normalmente non mi piace affatto di fare lo snob ma in questo caso ho dovuto fare una cosa in apparenza del genere perché me la sentivo fortemente. 😉
Devo confessare che non sono molto affidato con l‘opera piuttosto stretta di Canevari. Una volta negli anni 90 ho tenuto la cassetta di WILLKOMMEN IN DER HÖLLE nelle mie mani e di tanto in tanto si può vedere BLUTIGE RACHE IN TUCSON nella televisione su kabel1classics (purtroppo solo accorciato). Ma in qualche modo non è mai successo. Sembra essere un’esperienza delirante e la sua mobilità fra i generi è promettente. 🙂
Ma tu parli l’italiano allora e come se non bastasse anche meglio di me? 😉 Riguardo al fatto che apparentamente non ti piacciono tanto gli spaghetti western forse era meglio che quei due film ti sono sempre mancati. Per prima visione, ti consiglierei o UNA IENA IN CASSAFORTE o L’ULTIMA ORGIA DEL TERZO REICH, quest’ultimo essendo pesante tuttavia affascinava moltissimo il nostro caro Robert al volo. Questa mobilità tra i generi mi sembrava spesso quasi come un concetto cinefilante molto particolare, come se Canevari avesse voluto inserire le sue idee in (?) tutti i generi ch’erano popolari nei tempi suoi (direi che ci mancano solo nunploitation, il peplum, l’orrore – se determinate scene da MATALO, ORGIA e DELITTO CARNALE non bastano sotto quel punto di vista – e, stranamente, il poliziesco. Anche la commedia non c’è però se ne trova tanta nella sua opera comunque tetra sia) – nessuna divagazione, solo nove film di cui ognuno rappresenta un altro movimento, tranne TUCSCON (uno di due western) ch’è stato finito da lui perché il regista originale era cacciato (Canevari disse che IENA era il suo primo „vero“ film). Insomma, spero di leggere un pezzettino su di lui sul tuo blog qualche giorno!